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al testo di Dereck Louvrilanm
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Ma che sorte hanno avuto i rematori? Tra uno scalmo e l’altro passano barche con l’aria di ondate che dal molo si liberano in sequenza nonostante l'orizzonte si disinteressi dell’agitazione che lo sostiene. L’orizzonte ad altezza d’uomo è una misura insuperata. Una teoria di confine priva di prova. Per quale fede vanno in processione le onde? Non più brevi tronchi affusolati introdotti a ragione di fenditure salate che il bacino del mare esprimeva con uno splash infantile come la quaglia nel fontanino di ghisa. Quei cappucci bianchi sono un ordine del vento? Non sempre, diceva Luigi, che sempre con “non sempre” indicava per precisione la sua conoscenza dei mestieri di navigatore, distrutto dal galleggiamento fra le mura del condominio di utenze e servizi, roso lui dal sale involontario del fitto, seccato dal turismo che cala le braghe alle spalle del primitivo splendore, verso le coste sarde, volto per il dove dalla terrazza al sole. Adesso, nelle ville del boom sul telaio costiero i muscoli copiano le armature e ciò che entra in corpo non sempre diventa energia stanziale o di fortuna.
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